sabato 17 settembre 2011

“Il pontile sul lago” di Marco Polillo (Ed. Rizzoli)

(foto ripresa dal Sito dell'Editore)
Il romanzo, uscito a giugno 2011 e già alla terza edizione, vede come protagonista il Vice Commissario Enea Zottìa, alle prese – oltre che con le proprie vicissitudini sentimentali – con un duplice omicidio. L'ambientazione è fascinosa: Orta San Giulio, sul lago, nell'assonnata ma anche inquieta provincia piemontese. Qui viene trovato ucciso il professor Gennaro Vattuone, sessantatreenne insegnante in pensione di latino e greco, a suo tempo terribile con i suoi studenti, che non per niente gli avevano affibbiato il nomignolo di “Vaff'uone”. Il professore vive da solo in una bella villetta dal cui parco un pontile si protende sul lago. Proprio sul pontile, accovacciato  come se dormisse, egli viene trovato dal figlio: è stato ucciso con un colpo di pistola alle spalle. Vattuone frequentava ad Orta tre "amici", come tali definiti dall'autore sebbene la descrizione dei reciproci rapporti faccia dubitare dei motivi per i quali i quattro uomini avessero l'abitudine di ritrovarsi giornalmente all'Antico Caffè del Lago. Vedovo da qualche anno, Gennaro aveva fama di donnaiolo, attività che pare avesse esercitato con un certo successo nonostante l'età. Mentre il Vicecommissario Zottìa della Questura di Milano inizia ad indagare perché chiamato dal figlio di Vattuone,  l'autore ci fa conoscere il giovane studente di giurisprudenza Graziano. Il ragazzo  è stato accolto dall'Avv. Favinio, titolare dello studio legale di Orta, per consentirgli di fare un po' di pratica, limitata al momento ad innocue ricerche di giurisprudenza ad uso delle cause che l'avvocato deve trattare. Ma anche Graziano viene raggiunto da un colpo di pistola alla schiena. Attraverso il ritrovamento di alcune foto, le indagini di Zottìa, che ha in appoggio il maresciallo Danova della locale stazione dei Carabinieri, portano alla fine alla scoperta di chi ha sconvolto la tranquilla vita di Orta con quei due fatti di sangue.
Romanzo forse sopravvalutato dalla critica (non certo, si immagina, per la carica di Presidente dell'Associazione Italiana Editori che riveste Polillo, in passato Direttore Generale di Rizzoli e di Mondadori), “Il pontile sul lago” si fa in primo luogo apprezzare soprattutto per la bellissima foto di copertina. La storia e la narrazione cominciano a decollare a metà del romanzo: fino a quel punto può sorgere qualche perplessità nel lettore per una certa fatica che traspare nello sviluppo delle vicende, per l'improbabilità di alcuni personaggi e situazioni così come ci vengono descritti, per alcune sorprendenti trascuratezze e contraddizioni narrative, che in qualche caso sfiorano involontariamente il comico (“Quando arriva alla rotonda, prenda l'ultima strada a sinistra ...” dice il figlio di Vattuone, a telefono, quando chiama Zottìa a Milano perché accorra ad Orta. Se Zottìa avesse seguito l'indicazione, probabilmente non avrebbe mai risolto il caso, e sarebbe ancora lì a girare intorno alla rotonda per trovare “l'ultima strada a sinistra”...). Il finale è tuttavia congegnato in modo non disprezzabile anche se poco originale, mentre non molto realistico sembra il comportamento del Prof. Vattuone che provoca la decisione del suo assassino di ucciderlo.
Nel complesso il romanzo, che non aggiunge granché alla storia del “giallo” italiano, finisce per farsi leggere soprattutto nella sua seconda parte. Il carattere un po' banale della vicenda avrebbe reso troppo pesante la lettura del romanzo ed allora l'autore, sapientemente, ricorre all'intreccio con le vicende sentimentali del vicecommissario, sposato con Enza ma innamorato di Serena, e con quelle, fresche e giovanili, di Graziano, innamorato della bionda Chicca, riuscendo a creare una serie di opportuni diversivi narrativi. Lo scenario scelto, il lago d'Orta, si sarebbe prestato a qualche pennellata d'ambiente, ma l'autore in questo è parso piuttosto parco, limitandosi all'indispensabile.

1 commento:

  1. Appena finito di leggere questo "Il pontile sul lago" più per studiarne le incredibili ingenuità e sorprendenti pesantezze stilistici, che per ammirazione.
    Dà fastidio constatare come questa classe dirigente, ormai anziana, dopo essersi trastullata tra benessere e poltrone spesso immeritate, creda anche di avere accesso all'arte, ultimo gingillo da esibire nelle loro vite agiate, semplicie, presuntuose...
    Non se la prenda Polillo, ma il suo romanzo è pieno di cadute dilettantesche inamissibili in chi vuglia essere pagato e considerato come scrittore. La società italiano ha un disperato bisogno di ritrovare serietà e severità se vuole uscrire da un cialtronismo dilagante. Il romanzo di Polillo non andava pubblicato, punto.
    LS

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