venerdì 30 settembre 2011

Governare non vuol dire occupare

Nel suo articolo di oggi su La Repubblica (“Paese sgovernato”) Massimo Giannini commenta i due recenti e contrapposti episodi parlamentari: la bocciatura della sfiducia al ministro Romano, proposta dalle opposizioni, e la sconfitta del governo su un emendamento relativo alla destinazione dell'otto per mille. Dice Giannini che quanto accaduto “...è la cifra politica della maggioranza attuale: resiste quando il test parlamentare mette in gioco la sua sopravvivenza, non esiste quando si tratta di votare l'ordinaria amministrazione. Cioè quando si tratta di governare il Paese. Infatti il Paese è di fatto sgovernato da tre anni e mezzo.”
Ora, se si dice che il Paese è sgovernato da tre anni e mezzo si vuol sottintendere un dato che a molti pare erroneo, e cioè che prima di questi tre anni e mezzo – e cioè col governo Prodi – il paese fosse stato governato. Infatti possiamo ricordare che proprio la sua assoluta immobilità permise a quell'esecutivo di procrastinare la sua fine, annunciata fin dalla stentata nascita. Infatti, su ogni questione le varie componenti di quella eterogenea maggioranza – da Mastella e Dini da una parte, a Diliberto e Vladimir Luxuria dall'altra – avevano opinioni divergenti e ogni decisione sottoposta al voto parlamentare costituiva un rischio gravissimo di soccombenza. Per questo il governo cercava di evitare di sottoporre proprie decisioni al voto parlamentare, contentandosi di occupare il potere (con tutto ciò che ne derivava e tutt'oggi ne deriva) senza governare. Anche allora il governo si ricompattava (dovendo peraltro chiedere il soccorso degli ottuagenari e centenari senatori a vita, crudelmente sottoposti ad inopportuni disagi), solo quando - proprio come dice Giannini riferendosi all'attuale governo - il test parlamentare metteva in gioco la sua sopravvivenza. Quindi, troppo fortunati saremmo stati, se il Paese fosse sgovernato solo da tre anni e mezzo.
Detto questo, l'articolo di Giannini fa riflettere su un punto cruciale. Se il dibattito politico continua ad avvitarsi tra chi vuole abbattere questo governo (impresa troppo facile; peraltro ancora non riuscita, e bisognerebbe chiedersi il motivo) e chi lo vuol difendere (impresa impossibile, alla quale stanno gradualmente rinunciando gli stessi componenti dell'esecutivo) si andrà da poche parti. Al massimo avremo un nuovo governo sul tipo di quello dell'incolpevole Prodi del 2006, con la prospettiva di allungare ancora l'ingovernabilità (tra Fioroni e Vendola) e di perpetuare quello spettacolo – che di per sé sarebbe ottimo - che vede, ad ogni elezione, l'opposizione e il governo scambiarsi i ruoli, ma – e qui lo spettacolo diventa invece triste - non per governare il Paese, bensì per occuparlo, come è regolarmente accaduto dal 1994 ad oggi. Anche se c'è occupante ed occupante, e non tutti gli occupanti sono uguali, la politica in realtà dovrebbe essere qualcosa di diverso e di più serio.

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