sabato 19 agosto 2017

Fiorentina, che ne sarà?


Riprendiamo il blog con un argomento più leggero, la Fiorentina.
Fra i tifosi è in atto un serrato dibattito sulle prospettive della proprietà, che da quindici anni fa capo ai fratelli Della Valle. Sui blog specialistici più "avvertiti", l'argomento è trattato su "Ludwigzaller" all'interno del sito Fiorentina.it e sulla  "Riblogghita" di Pollock.  
Secondo alcuni è in corso una strategia volta a preparare una cessione della società dopo che le prospettive imprenditoriali della Cittadella e dello stadio nuovo hanno segnato un arresto e per il fatto che al momento le prospettive sono assai nebulose. Per questo alcuni leggono il ridimensionamento della potenzialità della squadra, in atto da un paio di anni, come il segno di un "rientrare" di parte dell'investimento totale per riportare il valore della società su livelli più contenuti che facilitino il contatto con possibili acquirenti. 
Del resto recentemente la proprietà, prendendo spunto da alcune vivaci critiche dei tifosi e da un pronunciamento altrettanto critico dello stilista Cavalli, ha seccamente replicato che se qualcuno non è soddisfatto di come è condotta la società, vi è la più ampia disponibilità a farsi da parte. Dopo di che i fratelli Della Valle sono usciti di scena lasciando la società alle cure dei soli dirigenti. 
Di contro, si ribatte che la società continua ad investire  nel settore giovanile ed ha recentemente rinnovato fino al 2020 il contatto con l'anziano Direttore Sportivo Pantaleo Corvino: tutte scelte che smentirebbero le intenzioni di lasciare da parte dell'attuale proprietà.

Io propendo per la prima ipotesi, quella per la quale è in corso la fase propedeutica alla cessione. 
Se si parte dalla Fiorentina di tre anni fa e la si confronta con l’attuale, si può vedere approssimativamente di quanti soldi è rientrata la proprietà e quanto meno costa oggi il “prodotto” per la sostituzione di giocatori destinatari di alti ingaggi con altri che percepiscono compensi ben più ridotti.  Più distintamente emerge il ridimensionamento degli obbiettivi sportivi, che erano rivolti verso le posizioni di vertice la partecipazione alla Champion's League e che recentemente, come è stato fatto trapelare, riguarderebbero il raggiungimento di una semifinale della Coppa Italia, trofeo che la Fiorentina nella sua storia ha vinto per sei volte.    
Se questa operazione fosse stata fatta con un intento di cambiamento e rilancio, non avremmo dei proprietari che, col facile pretesto di due frizzi e due lazzi, tengono verso il popolo viola l’atteggiamento disgustato che ostentano di tenere.
Figurati se a dei boss internazionali degli affari può interessare qualcosa di quel che dicono i tifosi o di quello che un paio di ragazzotti scrivono su uno striscione. Con questa “sensibilità d’animo” non sarebbero mai arrivati dove sono arrivati.
Che poi non si stiano più “divertendo” col calcio hanno anche avuto cura di dirlo pubblicamente.
Per di più, in questi quindici anni hanno speso tantissimi soldi senza ricavare nulla di quello per il quale accettarono di venire. All’epoca, nel loro sangue non scorreva una sola goccia di sangue viola. Diego Della Valle  era stato consigliere di amministrazione dell’Inter, questo è un fatto.
Perché dovrebbero restare ancora qui, dopo ben quindici anni, se ci rimettono dei soldi e non cavano un ragno dal buco che li aveva attratti?
Poi c’è il fatto che questa sessione di mercato, se non fosse sorto l’intoppo imprevisto del Milan che alla fine ha dovuto confessare di non avere i soldi, e neppure le garanzie, per pagare Kalinic, si sarebbe chiusa con un avanzo di una cinquantina di milioni, considerate le operazioni minori in uscita che ancora probabilmente ci saranno. Dato anche l’abbattimento dei costi di gestione per la drastica riduzione del monte ingaggi, questa è una cifra spropositata se dovesse essere vista solo in funzione dell’equilibrio di bilancio.
Allora, se l’intenzione fosse stata quella di “rinnovare per ripartire”, ci sarebbe stata la possibilità di investire ancora una ventina di milioni e metter su una squadra  molto competitiva ed attraente, foriera di futuri entusiasmi, risultati e conseguenti lucrosi incassi.
Con indubbia intelligenza, è stato invece costruito un prodotto “vendibile” sia da un punto di vista qualitativo sia in funzione del più ragionevole prezzo da pretendere, visto il rientro già ottenuto.
Quanto poi alle “giovani pianticelle” che sono state messe a dimora, da un lato si consideri che un bene posto sul mercato deve essere – in proporzione alle dimensioni che gli sono state ritagliate per una migliore vendita – completo di tutte le sue componenti, delle quali per una società di calcio una è anche il settore giovanile. Sotto altro profilo, mi piacerebbe che si riflettesse di più sulle possibili motivazioni di questo fenomeno, comune anche ad altri, per il quale il mercato giovanile è un mercato parallelo che non si incontra mai, se non casualmente, con la prima squadra. L’obbiettivo naturale dovrebbe essere invece quello di investire nei giovani per avere dei giocatori “cresciuti” per la prima squadra senza andare a comprarli a suon di milioni in America o nei Balcani – cresciuti da altri – come invece si preferisce fare nonostante i costosi “giovani talenti” dei quali, dopo un po’, non si sa più nulla, sostituiti da altri che poi seguono la stessa sorte.
Infine, è vero che il 18 agosto la società ha comunicato di aver rinnovato il contratto a Corvino (classe 1949) fino al 2020. Ancora tre anni. Come si può concepire un rinnovo così lungo ad un dirigente da parte di un proprietario che si accingerebbe ad andarsene?
In realtà sono situazioni comuni nelle aziende. Alcune volte è proprio l’imminenza del cambio di proprietà che porta a concedere un riconoscimento che sarebbe stato improbabile in condizioni normali, a procurare cioè – a spese di chi verrà – una salvaguardia per un fedele collaboratore.
A ben vedere, per uno del ’49, quanto più lungo è il rinnovo, tanto più è probabile proprio questa ipotesi.
E poi la Fiorentina ad un suo eventuale futuro proprietario lascerebbe in eredità più di un contratto pluriennale, basta pensare ai giocatori. La continuità aziendale è anch’esso un fattore che pesa per trovare un serio acquirente.
In ogni caso, immagino che anche molti degli stessi più strenui negatori di una eventualità di cessione abbiano qualche dubbio nel pensare ai Della Valle ancora proprietari nel 2020, con un DS ultrasettantenne.
Dovrebbero colare migliaia e migliaia di tonnellate di cemento, per questo. Chissà.
Se si tratta di sperarlo, lo spero anch’io.

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