mercoledì 3 dicembre 2014

Quirinale

Da qualche settimana sono trapelate notizie sull'intenzione del  Presidente Napolitano di dimettersi ed il Quirinale ha precisato di non poter né confermare né smentire, la qual cosa assomiglia più ad una conferma che ad una smentita. E' quindi partita la solita ridda di voci e di candidature, poco rispettose del silenzio del Presidente, che è in carica e che può rimanerci fino al 2020. Può essere un gioco divertente quello del toto-Quirinale, se non fosse che la serietà della situazione italiana sconsiglia i divertimenti, ai quali ci siamo beotamente dedicati in questi venti anni, tra prendere in giro Berlusconi e difenderlo, tra frizzi e lazzi mentre tutto intorno a noi precipitava.
La prima osservazione che vorrei fare sull'argomento è che un Parlamento come l'attuale, nel quale un partito - il PD - che ottenne alle ultime elezioni (2013) il 25% dei voti dispone oggi di tanti grandi elettori quasi sufficienti per una elezione al quarto turno - un Parlamento così, la cui carenza di rappresentatività è stata proclamata dalla Corte Costituzionale - tutto dovrebbe fare meno che eleggere il rappresentante dell'unità della Nazione per i prossimi sette anni. La prima ed unica cosa che avrebbe dovuto fare sarebbe stata una legge elettorale costituzionalmente corretta e poi sciogliersi. Ma è andata così, e con tutta probabilità nei prossimi mesi, o settimane, questo Parlamento sarà convocato per l'elezione Presidenziale. Per limitare i danni democratici di un così scorretto procedere, e cioè per evitare che venga eletto un esponente di parte grazie all'abnorme presenza in seggi di un determinato schieramento, minoritario nel Paese in base alle ultime elezioni politiche (le uniche da prendere correttamente a riferimento), sarebbe necessario che la scelta cadesse su una personalità in grado di aggregare sul proprio nome una vastissima maggioranza del Parlamento, così da rendere ininfluente l'incostituzionale supremazia in seggi di una parte rispetto alle altre. Credo che un Presidente che fosse eletto a stretta maggioranza da un Parlamento formato come l'attuale dovrebbe avvertire l'esigenza democratica di rifiutare l'elezione, ma vi sono soggetti di bocca tanto  buona che non si farebbero molti scrupoli ad accettare, visto che si rammaricano tutti i giorni per una elezione mancata per 101 voti (mica per uno!), i quali, se non  fossero (provvidenzialmente) mancati, ci avrebbero dato fino al 2020 un Presidente espressione di appena il 30% del Paese. Poiché la Costituzione attribuisce al Presidente, tra le altre, anche la funzione di rappresentare l'unità della Nazione, la scelta dovrebbe cadere su una personalità che unisca e che non divida: il primo sintomo di questa caratteristica è che il prescelto sia espressione di un largo schieramento nel Paese e quindi, in un Parlamento come l'attuale, dovrebbe essere eletto quasi all'unanimità.  Pertanto andrebbero a priori esclusi quei personaggi, sebbene illustri, che sono stati i capifila o le star di riferimento dei due schieramenti che in questi i venti anni si sono contrapposti con tanta scellerata insulsaggine da condurre il Paese qui dove l'hanno condotto. Ecco, questo sarebbe già qualcosa di utile: "loro", no. Hanno già dato e soprattutto, alcuni, hanno già preso (saltando di poltrona in poltrona lungo una quarantina di anni)  ed hanno anche governato personalmente il Paese, per un buon quarto del ventennio, coi risultati che vediamo. Si riposini, adesso, non possiamo accettare altre generosità.  E chi allora? Penso a personalità non direttamente implicate nella melma maleodorante di questo ventennio o che, pur avendovi avuta qualche inevitabile contiguità, non si siano spese troppo ed abbiano sempre mantenuto un atteggiamento di rispetto per tutti. Difficilmente - anche per assicurare un'elezione a larghissima maggioranza - potrà trattarsi di un uomo o una donna vicini al centrodestra (ammesso che lì che ve ne siano con le caratteristiche alle quali ho accennato).
Sul versante del centrosinistra ragionevole e non urlante nelle piazze, forse qualche personalità del genere potrebbe essere trovata, ed un nome potrebbe essere quello del Prof. Sabino Cassese, ex giudice costituzionale; il nome serve per indicare in concreto un profilo, al quale di nomi possono poi corrisponderne - sperabilmente - molti altri, non dimenticando l'opportunità di una alternanza rispetto all'attuale Presidente, ex comunista e laico. Un altro, o altra,  ex PCI mi sembrerebbe veramente fuori luogo. Ma i nostri partiti, che si tengono ben stretto l'incostituzionale bottino carpito col porcellum, potranno essere tanto saggi? Eh, dovranno esserlo: altrimenti rischiano di dover andare di nuovo in pellegrinaggio al Quirinale per supplicare Napolitano di accettare una terza elezione. 

(pubblicato sul blog Le forme della politica il 1.12.2014)

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