venerdì 1 giugno 2012

Una suora e tre preti (più uno) per un frate

Giovedì 31 maggio, cortile dell'ora d'aria dell'ex carcere delle Murate a Firenze, rimesso a nuovo dal Comune a costituire alloggi, spazi collettivi, momenti di socializzazione laddove un tempo soffocava l'anima dei carcerati. Nello stesso mese di maggio  nel quale,  nel 1498, arse il rogo di Piazza della Signoria, nella piacevole serata ancora indecisa se annunciare l'estate,  si leggono alcune omelie di Fra' Girolamo Savonarola. Lettura  intervallata da spazi musicali tra i quali spicca l'arpa celtica (tranquilli, niente di leghista) di Stefano Corsi, assieme al contrabbasso di Tommaso Faglia ed al flauto traverso di Alessandro Gigli. 
La domenicana  Suor Stefania Baldini ed i preti fiorentini Don Fabio Masi, Don Andrea Bigalli e Don Alessandro Santoro (preti non comuni, come sa chi li conosce) leggono alcune omelie del domenicano ferrarese che fu spina nel fianco del potere, di quello ecclesiastico e di quello  mediceo che pure l'aveva voluto a Firenze su consiglio di Pico della Mirandola. Un attimo di sgomento scuote l'uditorio dopo le prime frasi. Non è Savonarola, pensa qualcuno (anzi molti, o tutti); si è partiti dalle invettive scagliate dalla Basilica di San Marco, più di cinque secoli fa, per innestarvi sopra uno spettacolo attuale, con i fatti e le polemiche dei giorni nostri: il potere, il desiderio di apparire, una Chiesa inclemente ed arcigna, ricolma di fasto e di segni di distinzione, che nelle sue gerarchie mal sopporta - ora li minaccia, ora li blandisce con lusinghe - quei religiosi  i quali additano ad esempio la Chiesa di Cristo a Gerusalemme  e si ostinano a dire quel che dicono perchè così - e non il contrario -  è l'insegnamento delle Scritture: "carta canta".  Ma no, non c'è nessuna manipolazione, neppure a fin di bene: quelle parole sono proprio quelle che Fra' Girolamo scagliava con violenza dal pulpito sulle teste (dure) dei poco-fedeli che andavano a Messa in San Marco.  Il curatore Stefano Massini le ha solo riviste soprattutto sul piano linguistico, per renderle più accessibili alle  orecchie di noi uomini del terzo millennio. 
Lo spettatore è incredulo per l'attualità, e son passati più di cinque secoli. La Chiesa è ancora qui come allora, con i soliti peccati ma anche con qualche miglioramento, diciamolo per obbiettività: il papa di Savonarola era Alessandro VI Borgia . E qui - anche perché la Chiesa c'è ancora -  ci sono  i suoi preti e le sue monache di oggi: Suor Stefania, Don Fabio,  Don Andrea e Don Alessandro (ma ovviamente, nel bene e nel male, anche tutti gli altri: sì, proprio come nel '500). 
Nel cuore del vecchio carcere, tra le alte mura del cortile  spiato dall'alto  dalle strette finestrelle di quelle che un tempo furono le celle,  si avverte però un'altra presenza. Se ci si volta, lo si vede là in fondo, dietro l'ultima fila di spettatori; è seduto sul sellino della bicicletta, un piede in terra ed uno sul pedale, le mani sul manubrio.  E' un prete, un altro prete fiorentino molto fuori dal comune: è Don Cuba,  che, da cappellano delle carceri, qui, nell'aria opprimente di questo cortile e delle sue celle, portò per tanti anni il sorriso e la carezza della sua parola a chi non aveva altro conforto.


Siete gente arida, senza calore.
Siete gente falsa.
Falsa e misera, attaccata a quel granello di miseria che si chiama "Ego".
Esistete per voi stessi. Punto e basta.
E vi dite cristiani ? 

E' colpa mia se quel Dio a nome di cui parlo condanna le ingiustizie ?
Che devo fare ? Far finta che Dio non le condanni perché  a certi non gli va a genio ?
Chi comanda, Dio o loro ?
Cosa deve fare, Savonarola ? Cambiare quel che è scritto ?

Dio benedica quel tempo che dicevo,
quando le sedie stavano lì solo per sedersi,
i tavoli per appoggiarsi e i letti per dormire.
Siete una civiltà di pazzi, che oltre alla fede ha perso l'intelletto:
vi riempite le dimore di oggetti, di cose, di roba, di paccottiglia. 

La leonessa Chiesa è angosciata dal perdere potere
non sopporta nemmeno l'idea di scivolare un po', di arretrare,
di scender di posto:
vuole essere in cima a tutto, vuol regnare.

Se il baccano dell'insolenza dei potenti è così assordante
perché le mie parole sono sempre troppo forti ?
Perché mi fate cenno di abbassare i toni ? 

Solo alla verità chiedete di sussurrare.
Il male no.
Lui lo lasciate urlare. 

(da "Indignati - Prediche di Savonarola riscritte da Stefano Massini" - Edizionipiagge - Firenze)

  

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